Golgota

Datemi una pagina bianca:
con le parole
disegnerò un Golgota
di nude pietre,
una croce di legno.
L'uomo disegnerò,
con le mani bianche
ferite,
e con parole cadenti,
una goccia
di sangue
per ogni sillaba.

Giba





Un sospiro

Un sospiro di pane,
un sorriso di sale
e un po' di suono
di sassofono lento,
che sussurra dolcezza.
Cena per l'anima,
come un'esitazione
di donna ed uno
sguardo a capo chino,
di sottecchi,
che sottende
un timido assenso.
Sono finiti i giochi
che valgono
gran parte della
vita, grandissima parte.
Restano arti inceppati
e sospettose attese di
imminenze ineluttabili.
Seduti tutti sul bordo
di questa splendida
vasca di marmo rosa,l
dai bordi scivolosi.
Una vasca di vita
Che butta nel niente.

Giba


Sabato, all'imbrunire

E fu il silenzio e tacque
la parola. Si spense il
suono, né si udirono
fruscii dalle acque.
Venne una pace greve,
un piangere l'attesa
muta, nel mutare
del vento silenzioso.
A restar vivi furono
i pensieri, ingabbiati
nel tempo. Poi, nel
silenzio, morirono
di attesa anche
i pensieri.
Tacque
anche il tempo.
Ci fu davvero pace

Giba

 


ANDARE

 

Quando si alzava,

per me,

l'alba del tempo,

era il freddo di marmo

di quel ghiaccio

rotto con lo zoccolo.

Alla fame subentrò il sorriso

e ne venne una diversa

strada.

 

Quante cose, quante,

come rametti chiusi in

fascine. Profumati

di resina e di fuochi.

Di tanti so tanto, quel

che credo fosse, almeno.

So le impressioni sulla mia

sorte, amica e indifferente,

fino ad ora.

 

Ora cambia il mio vento,

cambia, dopo secoli di

brezza si fa bonaccia

e mi ritrovo fermo

ai ricordi, inutili e feroci.

Vedo una mano, dio

che mano, lunga e più

lieve di un sospiro.

 

L'amore vedo, l'amore

mai perduto, che

pencola, nel vuoto

di un infinito assurdo.

Fummo ed amammo, ed

ora siamo solo il ricordo

di un infinito prossimo

passato.

 

 

Giba


 

Silenzio

 

Tace il silenzio

con un urlo muto

che si arrampica

al nulla che mi

attornia.

Si muovono, atone,

le bocche fra la folla

quando mi porto

a spasso

la disperazione,

come un cane al

guinzaglio, remissivo.

E' un andare,

vivendo, nell'attesa.

 

Giba

 

 


Oddio

 

 

Conscio dell'attimo,

ora vedo il fiore.

La peluria lievissima

sui petali; il polline

di vita sugli steli.

 

Il tempo è, ora, come

un velo opaco

impalpabile e

fermo.

 

Non scintillano

gli occhi alla scoperta

dell'eterno cercare.

 

Vedo il velo della

polvere che si accenna

sulla madia, come

accettazione. Non

pulisco: inutile.

 

Provo a capire

che sono io la polvere,

il secondo che viaggia,

l'armonia dell'andare.

 

Provo ad amare,

e resto ad ammirar l'amore che,

piano, si depone

nel tempo, un pochettino, e

presto va.

 

Giba


Il lampo

Un lampo nero
addensa
nel cielo chiaro,
acceso dalla
Luna.
Pensare che ieri
mi era di gioco
raccogliere le stelle
e deporle
nelle tue mani.
Oggi annaspo nel
buio, di questa
strana notte,
affondando le braccia
nell'inchiostro del cielo.
Non tocco più
le stelle,
resta il gelo.
Abbasso le mani
e aspetto
che ritorni la Luna.

Giba


La virgola

Dio, se domani
fosse una virgola del discorso
mi contenterei.
Ma domani è un susseguirsi di punti,
un' aspirazione allo strano che mi meraviglia.
Domani; come dire fra un anno
soltanto un anno fa.
Domani che segreto nascondi,
che sottile inganno mi
prepari, chi sei “domani” ?
Immagine o essenza ?
Il domani mi brucia nelle viscere
come un monito crudele.
Domani è là. Poi mi chino a guardare
uno schizzo di sugo,
caduto per caso dalle sue
magiche mani.
Mi chino a pulirlo
e penso:
domani

 

Giba


 

“X”

Un breve silenzio
ferma la frase
incompiuta.
Tacere è pausa
nella musica
della parola,
l'incognita che
emerge senza
rivelarsi, il pianto
nell'allegria.
Tormento e pace,
attesa nell'evoluzione
costante che lo
comprende, se ne fa parte.
Storia: la storia delle attese
nel vivere stesso,
essendone parte
senza remissione.
Interrogarsi,
nel leggero sognare
in silenzio
il silenzio.

giba

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Natale

Un Natale per sempre


Lascerò la pietra
del mio cuore incredulo
poggiata su un marciapiede
di periferia, e di notte
lavorerò vergognandomi,
di martello e scalpello,
perforando la scettica
durezza del mio essere.

Farò stradine stupide e
piazzette, laghetti con
frammenti di metallo,
cascatelle di acqua
riportata, ed userò del
muschio per far prati.

Sistemerò pastori e pecorelle,
lumini tremuli e mastelli
con lavandaie ginocchioni
a lavorar, chissà perché, di notte,
a freddo pieno.

No non mi negherò
le fiabe a cui non credo e forse,
sedendo sul selciato,
attenderò qualcuno che mi
doni un cartoccetto con
Gesù Bambino, un asinello e
un bue.

La grotta sarà pronta
e la Madonna già starà aspettando
con san Giuseppe l'ora,
quella stran'ora
nella quale gli uomini, in
attesa, poseranno i coltelli
per l'amore.

Poi verrà la cometa, il bimbo
e l'alba. Me ne andrò strascicando
i miei pensieri, lasciando quel
Presepe sul cemento,
sfiorato dalle macchine e
dal vento.......

Giba

 

 

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Intervallo

 

Una breve lunga strada
che conduce dal niente
al niente, e noi ci illudiamo
che il pensiero sia immenso.

Un sol balzo per giocare
col grande carro delle stelle, e
un lampo per capire la retta.

Un mare enorme come lo spazio
visibile e, nel cuore, odio e
amore infiniti. Questo noi
pensiamo di essere, ed infine
un lieve soffio spegne la candela.

Un intervallo nel nulla.
Giba

 

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LE COSE SUCCESSE

 

 

Non guardo, ora, che il passato.

Lo guardo in antichi film

trasmessi d'estate. Pensavo,

alla magia della quale dell'uomo

resta solo l'immagine. E' la

sua immagine, il personaggio

che ai miei sensi diventa vero.

Ha lasciato il bozzolo, l'attore,

per regalarci il tangibile,

la sensazione del vero.

Guardo stupito e vedo gli

occhi magnetici di Steve,

mai notati prima.

Guardo e vedo, nella

magica vita dell'immagine,

tutto l'esistere inventato

-Dio solo sa-

dal sonno al sonno,

dal dolore all'amore.

Di questa assurda impressione

sublimata dall'essere,

vedo un niente di me

perdersi, in un'alzata

di spalle.

 

Giba

 

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STRANO

 

 

Strano, così vicino che

s'abbruma già all'alba,

e cala sera.

Un insolito muoversi di

niente, come una brezza

con le foglie ferme.

Io sono qui, ben vivo

e nuovo, eppur tarlato

e sbilenco.

Anche l'angoscia ormai

non è più vera, non esite.

Nulla, né ribellione né

rassegnazione nulla.

A gioco fermo

guardo le carte

e rido. Sono le sette

di mattino: è sera.

 

Giba

 

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Padroni

I maestri della pioggia
comandano il cielo, lo curvano
al loro volere. I maestri
della pioggia non sanno
fare sorgere il Sole, ma
comandano la neve col gelo
del loro fiato mortale.

Pure, la pioggia che scende
fa crescere l'erba piccolina
e la neve è bianca. Siamo i
loro schiavi, ma siamo noi
che facciamo accendere
il Sole. Noi, non loro,
illuminiamo la vita.

Giba

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Terapia

 

Più simile a me è questo

assurdo desiderio di dire

più di quanto sia logico

quello di tacere.

-

Forse questa terapia

che mi riguarda

affama e avvolge

chi nel leggermi

soffre, forse.

-

Tacete vi prego

il mio silenzio,

amate il dire che mi

riguarda, prego.

-

E’ il vostro stesso dire

dentro, quel che si

nasconde: speranza

voi lo sapete,

e lo sapete, per quella

lucida pazzia che ci

avvolge, come un manto

di nulla e di pensieri

che sono nulla e tutto,

come noi,

celesti assurdi dell’azzurro

umano.

-

Giuliano

 

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La mano



Un’ossessione diventa,
oggi, il pensiero della
tua mano, amico,
che non strinsi
perché non venni ad incontrarti.
Oggi il mio gesto
che fu paura di deludere
o d’essere deluso,
che fu la ritrosia,
sempre compagna
delle mie stupide
decisioni, si è fatto
rimorso e vergogna.
Oggi che non potrei
stringer la tua, di mano,
ma quella di un altro,
fosse pure con la stessa
carne e le stesse vene,
lo stesso sangue, tutto,
tranne l’oscura trama
che ti annebbia e mi
sconvolge, io sento
nel cuore del cuore,
la mia terribile solitudine.

-

Giuliano

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SEMPLICE

Io, solo, con te
o fra tanti.
La solitudine
è in noi
da sempre.

Nemica
solo quando
non vedo
i tuoi occhi,
vicini.

Giba

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Fiori d’inverno

Parlano scricchiolando
le porte e le finestre
raccontano favole forse,
al vento che giunge con spinte
gentili a bussare correndo.
Nella tana del sonno
il frigo canta un motivo
di tanto in tanto interrotto
da fremiti e sussulti improvvisi.
La luce ritorna
ad invadere l’anima :
c’è il cielo che attende,
non importa se di grigio
si vesta
o d’azzurro splendente.
Immobili gli alberi.
Soggiacciono pazienti
al divenire incessante
dei giorni.
Sono un albero anch’io.
E fioriscono ancora in silenzio
nell’inverno del mio tempo,
piccoli intensi fiori
d’amore.

17 gennaio 2010 Liliana Batà

 

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Gabriella

Grandi i tuoi occhi

-

No, non amante, amata.

Piccola G. mio sangue,

con l'orologio segni

le generazioni fuggite.

-

Noi siamo quelle e tu

sei il futuro passato,

strano tempo del verbo

vivere.

-

Si vive un attimo

e ti guardo, con la

paura che tu sfugga

ai miei occhi chiusi.

-

Cara, piccola prima

delle tante e dei tanti

venuti a dire a me

che sono anello di antiche catene.

-

Mi aspetto dall'incomprensibile,

una rosa per te, sullo stelo.

La vita che sia vita

e che sia amore.

-

Nessuno

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POESIE ANTICHE di giba


 

 

LONTANO

 

 

Ma come faccio, come faccio a dire,

che sono sempre io, con le mie mani,

e gli occhi ed il cervello ed il mio amore

infinito, eppure sciocco; che nel tempo

il pensiero ha dissalato, perdendo gusto e

forma, a mo' di pane abbandonato nella

madia agli anni. Come ti posso dire i miei

malanni?

Malanno è amarti come sempre ho amato.

Malanno è non averti fra le mani, come creta

che fonde fra le dita. Malanno è veder piangere la vita,

senz'averti all'interno del sentire, senza che tu sia me

come vorrei. Ed il tuo amore è tanto, ma non basta, ai

miei silenzi abbandonati e schivi.

Tu sei l'alba e il tramonto; la mia vita, la vita di chi amo

e di chi guardo. Tu sei il respiro del tramonto e il manto,

di cui mi vestirò per sortir fuori.

Ma fuori, fuori, fuori, fuori, fuori...............

 

giba

12-02-2003 18:28

 

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NESSUNA DONNA MAI

 

 

Sopporterò il mio pianto e quello,

del fanciullo chinato a singhiozzare.

Non di una donna il pianto sopportare,

né vecchia né ragazza né bambina,

portà il mio cuore mai, finchè è il mio cuore.

Nessuna donna pianga, mai, per l'uomo.

Non per difetto suo, non per violenza,

non per amore disatteso e ambito.

Di una donna le lacrime son righe, di

dolore infinito, che solcano le strade

di tutti noi. Le donne sono il sale della

la terra, son dolore, son gioia e sono vita,

che nasce nuova e si rifà per loro.

Né vecchia né ragazza né bambina,

ho fatto mai soffrir nella mia vita,

se non per quella sofferenza amica,

che viene da un amore ricambiato.

Né vecchia né ragazza né bambina,

nessuna pianga mai perché ho sbagliato....

 

giba 3/2/03

 

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Erasmo

 

 

Le mie non son parole, son disegni,

son musica, colori, sentimenti. Son

vita, noia, dolori, continenti. Sono

gentili amori e indignazioni,

son susseguirsi di immaginazioni.

Son pensieri gentili e confusioni,

ansia, attesa, sospiri e sofferenza,

sono soffitti delle stanze ornate,

da antichi famosissimi pennelli,

sono aggettivi spesso ininfluenti,

ch'escon di botto dal fondo del cervello

e fanno della morte un carosello.

Poi tutto ti riporta alla misura,

di un inutile andare che non dura.

 

giba

14-02-2003 11:42

 

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Era di sera

 

 

Ricordo la tua mano lunga e scura

poggiata piano sul provato tufo

di quell'antica balaustra al vento.

E il tuo corpo ricordo e il seno, il seno,

poggiato sulle braccia lisce e brune.

Lo sguardo anche ricordo, dolce e piano

fisso sui miei capelli, nei miei occhi

già disperati dal vicino addio.

Io c'ero, ma ero solo, solo io.

Tu c'eri e già svanivi negli sguardi,

per restare per sempre disegnata,

sulla tela dell'anima stranita.

Noi ci amavamo, noi ci amiamo ancora,

come eravamo e, forse come siamo,

immortalati, o morti, nella foto

di una lastra ingiallita del pensiero.

Eppure ci amavamo, disperati,

nel vento caldo che ci separava.

Noi nulla potevamo e brucia ancora,

il bacio mai scambiato, quella sera,

per il terrore di morir pensando

che fosse il punto di una lunga frase.

Eppure ci amavamo, ci amavamo,

ci amiamo ancor se pure siamo vivi.

Senza fine

 

Nessun amore, mai,

non è per sempre.

Durasse un'ora,

sarebbe per sempre.

L'amore non è amore

se non si fa neologismo

in parola composta:

amorepersempre.

Che amore sarebbe mai

un amore

destinato a finire?

18-02-2003 12:22

giba

 

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Il fiore nuovo

 

Ci provo e ci riprovo,

vedrai che troverò

 

il modo di fare fiori

con le mani, io, con

l'aiuto benevolo di Dio.

Vorrei crearne uno verde e rosa,

con un profumo di Sicilia estiva.

Un fiore solo di parole, il mio,

che cancella i sospiri di dolore

e ti porta il ricordo del mio amore.

 

Giba 23-02-2003 12:16

 

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Sulla mia spalla

 

Piangi col capo reclinato e chino,

un affetto non dato e non voluto

da chi non ha saputo amarti un poco.

E tutti amore andiamo mendicando,

con nelle mani la ciotola dell'anima,

e tutti amore andiamo rifiutando.

Daremmo amore per amore sempre,

con generosa abnegazione, un dono

che placherebbe l'ansia della vita.

Ma l'amore non è merce di scambio,

non si può dare per avere e spesso

la ripulsa è tremenda a chi si nega.

E parlo dell'amore consueto, quello

che un uomo dà a una donna, oppure

quello che dalla donna giunge all'uomo.

Ma è difficile amare chi si scosta, chi è

 

brutto e vecchio, chi è diverso e sporco.

E' l'amore impossibile e angosciante,

sia per chi attende, sia per chi rifiuta.

Di universale c'è l'odio soltanto, ma

l'amore è difficile da dare se non nasce

dall'anima, d'incanto. Non si può imporre,

non si può donare. Si può aver pena e

starlo ad aspettare

 

giba

26-02-2003 18:15

 

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Rimani

 

 

Rimani;

per un cesto

di rose,

omaggio antico

a un sorriso

di donna,

rimani.

Stringiti a me;

restiamo insieme

ad attendere

il secondo passato.

 

giba

04-03-2003 12:31

 

_________________________________________________________

 

Nulla

 

Se nello stagno senza sponde

dell'infinito getto un pesante

pensiero, si allargano le ore

del tempo a disegnare un concentrico

nulla.

 

giba

18-03-2003 15:24

 

 

 _________________________________________________________

 

NUOVA

 

Mandami o cara

una poesia nuova,

fiorita di immagini

assonanti,

come la frasca

di una nuova rima.

Mandami il sole caldo

in una tazza ed il colore

lento delle gore,

ma misurate su una media

stazza.

Il rotolar del fiume sullo stecco,

umiliato dal viscido fluire,

che accorre in un moderno

divenire.

Mandami un fiore rosso sulla

riva, che appare fiore e

fiore se ne va.

Io correrò su questa foglia

verde, che è verde ora

e certo ingrigirà.

 

giba

27-03-2003 18:11

 

___________________________________________________________

IN QUELL' ISTANTE

 

Mentre se ne va il sogno

sorridiamo, poggiando

i gomiti alla tavola imbandita.

Il sogno se ne va col tuo ricordo,

con le tue mani che assottiglia

il tempo, coi tuoi occhi di lampi

attraversati, fra il giallo che

vivisce la giunchiglia.

Tu sei l'amore, il tempo che rimane,

il ricordo di un braccio abbandonato,

di un nudo seno profumato e schivo,

nascosto sotto un velo traforato.

Io quasi, nel silenzio che mi opprime,

allungherei la mano per scostarlo.

Ma non mi muovo; se ti muovi i sogni,

svaniscono nel mare dei pensieri,

e fanno scomparire i desideri.

Come ti ho amato e come t'amo;

quanto non so, né mai potrò sapere.

Eppur ti vedo e ti vorrei vedere,

eppur ti sento e ti vorrei sentire

e in quell'istante, dio, fammi morire.

 

giba

03-04-2003 19:14

 

_______________________________________________ 

 

LA STRADA

 

Ancora, nella nebbia

del risveglio, vedi apparir

la strada del passato.

Come sassi ha rimorsi

improvvisi, spezzati

dai rimpianti.

Ti levi e ti avventuri,

di malanimo e senza

remissioni, su ricordi taglienti,

dolorosi. Una strada

ormai lunga, con cipressi

senz'ombra a far filari,

cui per stanchezza

non ti puoi appoggiare.

Resti a guardare

questa bianca traccia

polverosa e pensi

ai tuoi pensieri.

Nel passato

si son quasi dissolti

e basta il vento

a ripulir la via.

Ma camminiamo ancora

e così sia.

 

giba

14-05-2003 11:29

 

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Dopo

 

Rincorrerò l'incanto di un mattino,

vissuto appena appena un'ora fa,

un'ora che durò tutta una vita

e mi riempie ancora d'ansietà.

 

giba

12-06-2003 14:36

 

____________________________________________

 

 

 

AZZURRA

 

Azzurra come un cilamino,

appeso come mille ciclamini,

alle altane di una villa antica.

Azzurri come gli occhi di un normanno,

come tessere azzurre di un mosaico

bizantino. Fra l'azzurro c'è l'òro, il giallo,

il bianco, c'è il nero di un dolore

inaspettato, il colore di un mondo

senza cuore, che si abbellisce con

colori rossi, di un rosso cupo come un

sangue oscuro.

Ma poi torna l'azzurro

dei pensieri, ma quelli buoni, bada,

i tuoi pensieri. Torna il sereno

di un nome conosciuto e riposante,

come il rumor della risacca estiva.

Torna l'azzurro del tuo azzurro andare.

 

Ad Azzurra, giba


LA PIRAMIDE

 

Prendo un altro

minuto, da avvolgere

in carta argentata

come una caramella

minuscola

e porlo

sulla piramide

della vita.

Nel futuro soltanto,

ne scarterò il ricordo

per dolcissima perla

ritrovare, intensa

come il culmine

di un amplesso sognato.

Poi troverò l'amaro

del dolore improvviso

e l'arancio,

dei momenti di sole.

La tua bocca troverò,

per un minuto,

dal sapore di muschio

e d'amarena.

Troverò l'ansia del

secondo, che quel tempo

mutò

 

in filamento greve.

Non troverò la morte,

ché la morte

non può esser ricordo,

ma sorpresa,

come un tuffo nel nulla,

all'improvviso,

come senza aspettarlo

il paradiso.

 

giba

20-06-2003 17:44

 

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QUI PER SEMPRE

 

Fa come se il tempo

non dovesse passare,

come se non temessi,

da questa dura sedia,

la chiusura del giorno.

Fammi pensare un attimo

alla vita senz'ansia;

al vivere sul sasso

di certezze infinite.

No alla spada sospesa

sulla testa indifesa.

Nessun microbo, o cellulla

d'improvviso impazzita.

Non aver Dio fra i piedi

a limitare il tempo.

Ma chi vorrebbe attendere

l'eterno nella vita

sapendo che il futuro

sarà noia infinita?

 

giba

29-06-2003 17:37

 

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IL CALAMAIO

 

Intingo l'antico pennino

nel calamaio del silenzio,

per scriver le parole che

non fanno rumore.

Scivolano nell'ovattato tutto

i versi silenziosi, letti

e scritti, al fioco lume

di questa vaga luce.

Eppure, si illumina la mente di figure,

sorgono antichi tratturi,

si concreta quel nulla

che è la vita. Silenzio.

Non infrangete, prego, con

rumori, lo scorrere del tempo.

Vadano le figure, scivolando

nel buio del niente che noi percorriamo.

E' niente anche il rumore, ma

interrompe il flusso dei pensieri

affardellati, serve a sprecare

il sogno dei pensieri, serve a

distrarre il sogno che sogniamo.

 

giba

09-07-2003 16:59

 

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Dedicata a Tinal "l'amica ritornata".

 

POESIA D'AMORE

 

Se ti piace l'amore delicato,

farò per te un giardino di viole

e metterò dei bulbi di gardenia

che han la forma di un cuore innamorato.

Quando sarà fiorito, in primavera,

disegnerò un arcobaleno di colori

e lo porrò a cavallo di quei fiori.

Potremo passeggiar come su un ponte,

ed affacciarci ad ammirare il vento,

che muoverà quei fiori come onde.

Poi mi darai la mano e piano piano,

saluteremo i fiori da lontano.......

 

giba

27-07-2003 19:11

 

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PER UN ATTIMO

 

Fammi pensare un attimo

alla vita senz'ansia,

al vivere su un sasso

di certezze assolute.

Nessuna spada appesa

sulla testa indifesa,

nessun microbo o cellula

d'improvviso impazzita.

Non aver dio fra i piedi

a limitar la vita

ed affrontar la noia

di un'attesa infinita.

Un futuro di giorni

assurdi e sempre uguali,

la corsa su un sentiero

senza nessun pensiero.

Non un solo pensiero;

neppure un cimitero.

 

giba

26-08-2003 17:40

 

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AMMONIMENTO A ME STESSO

 

Così feroce è il tempo

che ti graffia, di rughe lunghe

come cicatrici e rende assurda

la cacofonia

di chi si crede poeta

e tende ad assordare

i musici in attesa,

con lo stridio del gesso

sulla lavagna antica.

Se non hai letto mai non scrivere,

ti prego, ché rovini la musica

dell'anima, con parole stonate.

Mai Mozart si provò a comporre

un rigo, senza saper di note e

di solfeggio, per non esser soggetto

di dileggio.

 

giba

26-08-2003 18:14

 

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Ciao

 

Ciao piccola ciao,

quella gocciolina di sudore,

sul tuo labbro ha il sapore

di mille anni fa, nella mia vita.

Posso solo pensare ,

oddio, solo pensare,

mio dio solo pensare,

ad avvicinare le labbra

al tuo cedere morbido

che si ferma, Signore,

nella chiostra dei denti.

Qual'ero, qual sono,

qual'eri, qual non

voglio, non voglio

pensare che tu sia. Tu sei l'amore.

Oh sì, ti bacerei con gli occhi chiusi,

ti farei chiudere gli occhi, amore mio,

per non vedere quello che sei stata,

per non veder chi oggi sono io.

Bacerei col sospiro dell'anima,

quel che tu sei nell'anima.

Sarei per te un ricordo del mio io,

un regalo in ritardo del buon Dio.

 

Giba

19-09-2003 18:19

 

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ARMONIA

 

Quando chini la testa,

in gesto lieve

e sollevi la spalla

sogguardando con

malizia innocente i

miei pensieri,

io vedo la tua lunga,

lunga mano,

accennar con un gesto

un vento piano.

Vedo la grazia, il

senso della vita,

vedo la donna,

morbida, creata

per la gioia della vita

e dei pensieri.

Vorrei che mi guardassi,

con negli occhi

la stessa intensità

 

del mio sentire.

Ti prego, non mi fare

mai soffrire.

 

 

Giba

20-09-2003 17:48

 

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Per una volta l'anima....

 

Infiniti giardini di tristezza,

ove fra i rami non filtrava il sole,

tant'erano le angosce ad infittire

di scure foglie questo mio sentire.

All'improvviso in una morsa il petto,

in un pensier ristrette mille attese,

il passare di un tempo senza scopo

a piangere i ricordi a poco a poco.

Attesa senza attese e costruzioni

di puro nulla, sotto campanili

che privi di campane attendon l'ore

e squillan d'aria solo se si muore.

Questo mantello d'ansia che mi opprime,

come se il tempo avesse un peso ingrato,

come un povero cane su un sagrato,

che prende calci eppur guaisce a rime.

Questo tremendo andare che mi esprime,

in un significato senza scopo

l'attesa delle nuvole d'autunno,

l'autunno della vita e dei pensieri:

l'autunno del gigante ch'ero ieri.

 

24-09-2003 18:30

 

 

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IL POZZO

 

Al centro della corte,

ormai sbrecciato

di vecchie pietre,

è il pozzo dei pensieri.

Come attendo la notte,

per poggiarmi

al muschio scivoloso

dei contorni!

Guardo il fondo e la

luce della luna

che si riflette

al battere del secchio

lasciato ricadere

nel rumore e nel rollare

della corda antica

attorno alla carrucola piangente.

Là vedo i miei pensieri farsi

schegge, ed il secchio adagiarsi

e poi svanire,

per ritornare lento a risalire.

Ma che fatica riportare a galla

il fior di quei pensieri arrugginiti

mentre dondola il secchio lentamente

ributtando sul fondo antichi amori

Quando poggio sul bordo il suon del tondo,

al di là della luce della luna,

io vedo l' acqua limpida che scura

si fa nel fondo di metallo antico.

In quello scuro si nasconde il tempo...

 

12-10-2003

 

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Il passaggio

 

Non è azzurro il celeste

ma assomiglia, e due cieli

diversi si accapiglian, ponendo

in mezzo ai due colori il bianco

di una sfangiata nuvola allungata

dallo spinger del vento.

Col blu del mare fanno un terno

antico, che corre dritto dai pensieri

al cuore e passa dal sospiro al lieve

affanno, attraverso un'attesa meditata.

 

Giba ad Azzurra

16-10-2003 18:14

 

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NASSIRIYA

 

Ti ho vista

reclinare il capo

su quella bara,

piano,

come un fiore

appassito.

In quella breve

distanza

c'eran gli anni

vissuti insieme,

le paure,

l'arrendersi alla morte

ed all'amore,

ancora insieme

per un terribile "sempre".

 

18-11-2003 11:24

 

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La lunga sera

 

Non finisce mai questa sera

avvolta nel sospiro di un tramonto

a volte cupo di nuvole pesanti,

a volte rosa come un sol calante.

Dei miei vicini finiscono

i respiri; han condiviso

le luci del mio giorno.

Non resta che un inutile

pensiero a ricordare quei

profili fermi.

Tutto rimane e nulla, ma

quello che rimane è ancora vivo,

per quel poco che resta dei

ricordi che mi canta

la mente: per quel poco.

Labile traccia all'incrociar

del vento di ponente, domattina.

 

29-11-2003 18:18

 

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PICCOLI PENSIERI

 

No non ti cerco,

maledetta poesia

io non ti cerco.

Hai reso la mia anima amara

di angosce sommerse,

hai presentato i conti

di una morte presente,

ogni mattina

della mia vita.

Tu, poesia, ansia

infinita, fai levare

le ginocchia dal letto,

col pensiero

dell'andare degli anni.

Ma mi hai dato il

morbido scorrere

di mormorii di seta,

i baci della notte e

quelli del mattino,

il levare dell'alba e

le speranze, le attese e

le illusioni e l'avventura.

Maledetta poesia sei

benedetta: sei morte

e vita a un tempo,

una mandòla che

suona note oscure e

dolci a un tempo.

Resta, ai confini

del tempo che rimane,

una montagna di sorrisi

dolci conditi dell'amaro che è

 

passato, sicuri dell'amaro

che verrà.

 

05-12-2003 16:58

 

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Notte

 

C'è un cuscino di tempo

questa sera,

che attende i miei pensieri senza sonno.

Non è veglia d'angoscia la mia veglia,

ma veglia di ricordi in lieta attesa.

Aspettano un pensiero per aprirsi,

come una margherita in primavera.

Le tue labbra ricordo, umide e schiuse,

e i tuoi capelli, e la tua vita stretta

sopra le dolci curve

immaginate.

Sì, stanotte sarai nei miei pensieri,

vivi pensieri senza sonno, viva.

Potrò vederti come allora, bella,

gote arrossate e gonna

stropicciata.

Pensa, nei miei ricordi sei rimasta

ferma ai tuoi diciott'anni, finché dura.

Sono la tua fontana che rinnova,

e tu rinnovi me nella mia notte,

per svanire nell'alba

e i suoi sentieri.

E sono certo che

sia stato ieri.

 

giba

14-02-2003 12:35

 

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L'essenziale

 

Come una linea grigia, o nera

o rosa. Come un punto a segnare

con l'inizio del nulla, di una frase,

una tenera nascita

di uno stigma di pèsca o di un sospiro.

La poesia. Questo il profumo atteso

di parole lontane, di ricordi,

che sfugge alle narici della mente,

come un'idea promessa e abbandonata.

Ti fermi, prego.

Fermati pensiero,

in quel punto, in quel tempo, in quel

sospiro. Fermati nel niente,

perché tu sai che è niente e niente il tutto,

perché nel niente è il niente e c'è la vita.

Un bacio è un bacio e resta

nella mente, come schizzo a sanguigna

di un Leonardo distratto e cancellato,

ma non troppo, sicché ne resti il segno,

come un dolce sberleffo di matita.

Perché nel niente c'è tutta una vita.

 

giba

14-02-2003 17:39

 

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Il poeta

 

Per il poeta la parola

è grano.

Col gesto largo del seminatore

la libera nel vento

dei pensieri.

Per il poeta le sillabe

son note

da sistemare sopra

il pentagramma

e far sorgere musica

dai sogni.

Lui trova la poesia

fra i tuoi capelli,

ti sfiora con le labbra,

piano piano,

stringendoti la mano

con le mani.

Il poeta è lo scorrere

del tempo,

è la misura

dell'eterno inganno,

è la speranza

nell'eternità.

 

giba

14-02-2003 17:41

 

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Mani

 

Le tue mani,

capriccio della sorte

che mi è stata amica

una volta,

sono un magico merletto

d'aria e di segni.

Tessono la felicità

 

del mio tempo

che ritrovo,

nella loro conca,

col magico sapore

di cose rinnovate.

 

giba

17-02-2003 15:31

 

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Giorni

 

Ho perso i giorni, le ore ed i minuti.

Ho perso ogni secondo del futuro.

Ho perso il senso dell'eternità.

Non sono che un gomitolo di tempo

indefinito e incerto, senza attese.

Siedo pensando al tempo che è venuto,

senza aver mire a quello che verrà.

Manca l'attesa, mancano gli sguardi,

di promesse sottili e di speranze, di

coraggiose fantasie future e di fatui

programmi in divenire, in quel certo

domani che sarà.

Sono seduto, fermo, ad aspettare

se c'è sorpresa in quello che accadrà.

 

giba

17-02-2003 15:55

 

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Ecco

 

Viene la sera piano.

Come un velo impalpabile di tempo,

scende sulla mia vita

a poco a poco.

Ecco la sera, guarda

con negli occhi dell'anima

il suo canto

che ti riempie di silenzio

il cuore.

Ma piano, piano, piano, piano, piano

scende la sera come un niente

lento, che accosta il ribollire

dei ricordi.

Sarà dolce la notte

e il suo vegliare,

sulle tue labbra amore

mio lontano

nel tempo e nello spazio,

cara, o cara,

che hai riempito di seni le mie mani,

ed il mio cuore di tremendo

inganno.

Non vederti invecchiare

è il mio malanno.

 

giba

18-02-2003 11:47

 

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Nord

 

Non ho più i campi sai,

né la leggera bruma,

né il freddo dei mattini

novembrini, quando si respira

col naso

ed il silenzio, capitato per caso,

fa di un universo una stanza.

Non ho più i filari

di alberi bruschi,

né trincee di fossi,

né geometrie verdi

di prati.

Come le cime autunnali

degli alberi

anch'io, dentro,

ho sapore di ruggine

e colore di pianto.

 

giba