Golgota
Datemi una pagina bianca:
con le parole
disegnerò un Golgota
di nude pietre,
una croce di legno.
L'uomo disegnerò,
con le mani bianche
ferite,
e con parole cadenti,
una goccia
di sangue
per ogni sillaba.
Giba
Un sospiro
Un sospiro di pane,
un sorriso di sale
e un po' di suono
di sassofono lento,
che sussurra dolcezza.
Cena per l'anima,
come un'esitazione
di donna ed uno
sguardo a capo chino,
di sottecchi,
che sottende
un timido assenso.
Sono finiti i giochi
che valgono
gran parte della
vita, grandissima parte.
Restano arti inceppati
e sospettose attese di
imminenze ineluttabili.
Seduti tutti sul bordo
di questa splendida
vasca di marmo rosa,l
dai bordi scivolosi.
Una vasca di vita
Che butta nel niente.
Giba
Sabato, all'imbrunire
E fu il silenzio e tacque
la parola. Si spense il
suono, né si udirono
fruscii dalle acque.
Venne una pace greve,
un piangere l'attesa
muta, nel mutare
del vento silenzioso.
A restar vivi furono
i pensieri, ingabbiati
nel tempo. Poi, nel
silenzio, morirono
di attesa anche
i pensieri.
Tacque
anche il tempo.
Ci fu davvero pace
Giba
ANDARE
Quando si alzava,
per me,
l'alba del tempo,
era il freddo di marmo
di quel ghiaccio
rotto con lo zoccolo.
Alla fame subentrò il sorriso
e ne venne una diversa
strada.
Quante cose, quante,
come rametti chiusi in
fascine. Profumati
di resina e di fuochi.
Di tanti so tanto, quel
che credo fosse, almeno.
So le impressioni sulla mia
sorte, amica e indifferente,
fino ad ora.
Ora cambia il mio vento,
cambia, dopo secoli di
brezza si fa bonaccia
e mi ritrovo fermo
ai ricordi, inutili e feroci.
Vedo una mano, dio
che mano, lunga e più
lieve di un sospiro.
L'amore vedo, l'amore
mai perduto, che
pencola, nel vuoto
di un infinito assurdo.
Fummo ed amammo, ed
ora siamo solo il ricordo
di un infinito prossimo
passato.
Giba
Silenzio
Tace il silenzio
con un urlo muto
che si arrampica
al nulla che mi
attornia.
Si muovono, atone,
le bocche fra la folla
quando mi porto
a spasso
la disperazione,
come un cane al
guinzaglio, remissivo.
E' un andare,
vivendo, nell'attesa.
Giba
Oddio
Conscio dell'attimo,
ora vedo il fiore.
La peluria lievissima
sui petali; il polline
di vita sugli steli.
Il tempo è, ora, come
un velo opaco
impalpabile e
fermo.
Non scintillano
gli occhi alla scoperta
dell'eterno cercare.
Vedo il velo della
polvere che si accenna
sulla madia, come
accettazione. Non
pulisco: inutile.
Provo a capire
che sono io la polvere,
il secondo che viaggia,
l'armonia dell'andare.
Provo ad amare,
e resto ad ammirar l'amore che,
piano, si depone
nel tempo, un pochettino, e
presto va.
Giba
Il lampo
Un lampo nero
addensa
nel cielo chiaro,
acceso dalla
Luna.
Pensare che ieri
mi era di gioco
raccogliere le stelle
e deporle
nelle tue mani.
Oggi annaspo nel
buio, di questa
strana notte,
affondando le braccia
nell'inchiostro del cielo.
Non tocco più
le stelle,
resta il gelo.
Abbasso le mani
e aspetto
che ritorni la Luna.
Giba
La virgola
Dio, se domani
fosse una virgola del discorso
mi contenterei.
Ma domani è un susseguirsi di punti,
un' aspirazione allo strano che mi meraviglia.
Domani; come dire fra un anno
soltanto un anno fa.
Domani che segreto nascondi,
che sottile inganno mi
prepari, chi sei “domani” ?
Immagine o essenza ?
Il domani mi brucia nelle viscere
come un monito crudele.
Domani è là. Poi mi chino a guardare
uno schizzo di sugo,
caduto per caso dalle sue
magiche mani.
Mi chino a pulirlo
e penso:
domani
Giba
“X”
Un breve silenzio
ferma la frase
incompiuta.
Tacere è pausa
nella musica
della parola,
l'incognita che
emerge senza
rivelarsi, il pianto
nell'allegria.
Tormento e pace,
attesa nell'evoluzione
costante che lo
comprende, se ne fa parte.
Storia: la storia delle attese
nel vivere stesso,
essendone parte
senza remissione.
Interrogarsi,
nel leggero sognare
in silenzio
il silenzio.
giba
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Un Natale per sempre
Lascerò la pietra
del mio cuore incredulo
poggiata su un marciapiede
di periferia, e di notte
lavorerò vergognandomi,
di martello e scalpello,
perforando la scettica
durezza del mio essere.
Farò stradine stupide e
piazzette, laghetti con
frammenti di metallo,
cascatelle di acqua
riportata, ed userò del
muschio per far prati.
Sistemerò pastori e pecorelle,
lumini tremuli e mastelli
con lavandaie ginocchioni
a lavorar, chissà perché, di notte,
a freddo pieno.
No non mi negherò
le fiabe a cui non credo e forse,
sedendo sul selciato,
attenderò qualcuno che mi
doni un cartoccetto con
Gesù Bambino, un asinello e
un bue.
La grotta sarà pronta
e la Madonna già starà aspettando
con san Giuseppe l'ora,
quella stran'ora
nella quale gli uomini, in
attesa, poseranno i coltelli
per l'amore.
Poi verrà la cometa, il bimbo
e l'alba. Me ne andrò strascicando
i miei pensieri, lasciando quel
Presepe sul cemento,
sfiorato dalle macchine e
dal vento.......
Giba
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LE COSE SUCCESSE
Non guardo, ora, che il passato.
Lo guardo in antichi film
trasmessi d'estate. Pensavo,
alla magia della quale dell'uomo
resta solo l'immagine. E' la
sua immagine, il personaggio
che ai miei sensi diventa vero.
Ha lasciato il bozzolo, l'attore,
per regalarci il tangibile,
la sensazione del vero.
Guardo stupito e vedo gli
occhi magnetici di Steve,
mai notati prima.
Guardo e vedo, nella
magica vita dell'immagine,
tutto l'esistere inventato
-Dio solo sa-
dal sonno al sonno,
dal dolore all'amore.
Di questa assurda impressione
sublimata dall'essere,
vedo un niente di me
perdersi, in un'alzata
di spalle.
Giba
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STRANO
Strano, così vicino che
s'abbruma già all'alba,
e cala sera.
Un insolito muoversi di
niente, come una brezza
con le foglie ferme.
Io sono qui, ben vivo
e nuovo, eppur tarlato
e sbilenco.
Anche l'angoscia ormai
non è più vera, non esite.
Nulla, né ribellione né
rassegnazione nulla.
A gioco fermo
guardo le carte
e rido. Sono le sette
di mattino: è sera.
Giba
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Padroni
I maestri della pioggia
comandano il cielo, lo curvano
al loro volere. I maestri
della pioggia non sanno
fare sorgere il Sole, ma
comandano la neve col gelo
del loro fiato mortale.
Pure, la pioggia che scende
fa crescere l'erba piccolina
e la neve è bianca. Siamo i
loro schiavi, ma siamo noi
che facciamo accendere
il Sole. Noi, non loro,
illuminiamo la vita.
Giba
Terapia
Più simile a me è questo
assurdo desiderio di dire
più di quanto sia logico
quello di tacere.
-
Forse questa terapia
che mi riguarda
affama e avvolge
chi nel leggermi
soffre, forse.
-
Tacete vi prego
il mio silenzio,
amate il dire che mi
riguarda, prego.
-
E’ il vostro stesso dire
dentro, quel che si
nasconde: speranza
voi lo sapete,
e lo sapete, per quella
lucida pazzia che ci
avvolge, come un manto
di nulla e di pensieri
che sono nulla e tutto,
come noi,
celesti assurdi dell’azzurro
umano.
-
Giuliano
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La mano
Un’ossessione diventa,
oggi, il pensiero della
tua mano, amico,
che non strinsi
perché non venni ad incontrarti.
Oggi il mio gesto
che fu paura di deludere
o d’essere deluso,
che fu la ritrosia,
sempre compagna
delle mie stupide
decisioni, si è fatto
rimorso e vergogna.
Oggi che non potrei
stringer la tua, di mano,
ma quella di un altro,
fosse pure con la stessa
carne e le stesse vene,
lo stesso sangue, tutto,
tranne l’oscura trama
che ti annebbia e mi
sconvolge, io sento
nel cuore del cuore,
la mia terribile solitudine.
-
Giuliano
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SEMPLICE
Io, solo, con te
o fra tanti.
La solitudine
è in noi
da sempre.
Nemica
solo quando
non vedo
i tuoi occhi,
vicini.
Giba
Fiori d’inverno
Parlano scricchiolando
le porte e le finestre
raccontano favole forse,
al vento che giunge con spinte
gentili a bussare correndo.
Nella tana del sonno
il frigo canta un motivo
di tanto in tanto interrotto
da fremiti e sussulti improvvisi.
La luce ritorna
ad invadere l’anima :
c’è il cielo che attende,
non importa se di grigio
si vesta
o d’azzurro splendente.
Immobili gli alberi.
Soggiacciono pazienti
al divenire incessante
dei giorni.
Sono un albero anch’io.
E fioriscono ancora in silenzio
nell’inverno del mio tempo,
piccoli intensi fiori
d’amore.
17 gennaio 2010 Liliana Batà
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Grandi i tuoi occhi
-
No, non amante, amata.
Piccola G. mio sangue,
con l'orologio segni
le generazioni fuggite.
-
Noi siamo quelle e tu
sei il futuro passato,
strano tempo del verbo
vivere.
-
Si vive un attimo
e ti guardo, con la
paura che tu sfugga
ai miei occhi chiusi.
-
Cara, piccola prima
delle tante e dei tanti
venuti a dire a me
che sono anello di antiche catene.
-
Mi aspetto dall'incomprensibile,
una rosa per te, sullo stelo.
La vita che sia vita
e che sia amore.
-
Nessuno
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POESIE ANTICHE di giba
LONTANO
Ma come faccio, come faccio a dire,
che sono sempre io, con le mie mani,
e gli occhi ed il cervello ed il mio amore
infinito, eppure sciocco; che nel tempo
il pensiero ha dissalato, perdendo gusto e
forma, a mo' di pane abbandonato nella
madia agli anni. Come ti posso dire i miei
malanni?
Malanno è amarti come sempre ho amato.
Malanno è non averti fra le mani, come creta
che fonde fra le dita. Malanno è veder piangere la vita,
senz'averti all'interno del sentire, senza che tu sia me
come vorrei. Ed il tuo amore è tanto, ma non basta, ai
miei silenzi abbandonati e schivi.
Tu sei l'alba e il tramonto; la mia vita, la vita di chi amo
e di chi guardo. Tu sei il respiro del tramonto e il manto,
di cui mi vestirò per sortir fuori.
Ma fuori, fuori, fuori, fuori, fuori...............
giba
12-02-2003 18:28
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NESSUNA DONNA MAI
Sopporterò il mio pianto e quello,
del fanciullo chinato a singhiozzare.
Non di una donna il pianto sopportare,
né vecchia né ragazza né bambina,
portà il mio cuore mai, finchè è il mio cuore.
Nessuna donna pianga, mai, per l'uomo.
Non per difetto suo, non per violenza,
non per amore disatteso e ambito.
Di una donna le lacrime son righe, di
dolore infinito, che solcano le strade
di tutti noi. Le donne sono il sale della
la terra, son dolore, son gioia e sono vita,
che nasce nuova e si rifà per loro.
Né vecchia né ragazza né bambina,
ho fatto mai soffrir nella mia vita,
se non per quella sofferenza amica,
che viene da un amore ricambiato.
Né vecchia né ragazza né bambina,
nessuna pianga mai perché ho sbagliato....
giba 3/2/03
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Erasmo
Le mie non son parole, son disegni,
son musica, colori, sentimenti. Son
vita, noia, dolori, continenti. Sono
gentili amori e indignazioni,
son susseguirsi di immaginazioni.
Son pensieri gentili e confusioni,
ansia, attesa, sospiri e sofferenza,
sono soffitti delle stanze ornate,
da antichi famosissimi pennelli,
sono aggettivi spesso ininfluenti,
ch'escon di botto dal fondo del cervello
e fanno della morte un carosello.
Poi tutto ti riporta alla misura,
di un inutile andare che non dura.
giba
14-02-2003 11:42
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Era di sera
Ricordo la tua mano lunga e scura
poggiata piano sul provato tufo
di quell'antica balaustra al vento.
E il tuo corpo ricordo e il seno, il seno,
poggiato sulle braccia lisce e brune.
Lo sguardo anche ricordo, dolce e piano
fisso sui miei capelli, nei miei occhi
già disperati dal vicino addio.
Io c'ero, ma ero solo, solo io.
Tu c'eri e già svanivi negli sguardi,
per restare per sempre disegnata,
sulla tela dell'anima stranita.
Noi ci amavamo, noi ci amiamo ancora,
come eravamo e, forse come siamo,
immortalati, o morti, nella foto
di una lastra ingiallita del pensiero.
Eppure ci amavamo, disperati,
nel vento caldo che ci separava.
Noi nulla potevamo e brucia ancora,
il bacio mai scambiato, quella sera,
per il terrore di morir pensando
che fosse il punto di una lunga frase.
Eppure ci amavamo, ci amavamo,
ci amiamo ancor se pure siamo vivi.
Senza fine
Nessun amore, mai,
non è per sempre.
Durasse un'ora,
sarebbe per sempre.
L'amore non è amore
se non si fa neologismo
in parola composta:
amorepersempre.
Che amore sarebbe mai
un amore
destinato a finire?
18-02-2003 12:22
giba
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Il fiore nuovo
Ci provo e ci riprovo,
vedrai che troverò
il modo di fare fiori
con le mani, io, con
l'aiuto benevolo di Dio.
Vorrei crearne uno verde e rosa,
con un profumo di Sicilia estiva.
Un fiore solo di parole, il mio,
che cancella i sospiri di dolore
e ti porta il ricordo del mio amore.
Giba 23-02-2003 12:16
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Sulla mia spalla
Piangi col capo reclinato e chino,
un affetto non dato e non voluto
da chi non ha saputo amarti un poco.
E tutti amore andiamo mendicando,
con nelle mani la ciotola dell'anima,
e tutti amore andiamo rifiutando.
Daremmo amore per amore sempre,
con generosa abnegazione, un dono
che placherebbe l'ansia della vita.
Ma l'amore non è merce di scambio,
non si può dare per avere e spesso
la ripulsa è tremenda a chi si nega.
E parlo dell'amore consueto, quello
che un uomo dà a una donna, oppure
quello che dalla donna giunge all'uomo.
Ma è difficile amare chi si scosta, chi è
brutto e vecchio, chi è diverso e sporco.
E' l'amore impossibile e angosciante,
sia per chi attende, sia per chi rifiuta.
Di universale c'è l'odio soltanto, ma
l'amore è difficile da dare se non nasce
dall'anima, d'incanto. Non si può imporre,
non si può donare. Si può aver pena e
starlo ad aspettare
giba
26-02-2003 18:15
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Rimani
Rimani;
per un cesto
di rose,
omaggio antico
a un sorriso
di donna,
rimani.
Stringiti a me;
restiamo insieme
ad attendere
il secondo passato.
giba
04-03-2003 12:31
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Nulla
Se nello stagno senza sponde
dell'infinito getto un pesante
pensiero, si allargano le ore
del tempo a disegnare un concentrico
nulla.
giba
18-03-2003 15:24
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NUOVA
Mandami o cara
una poesia nuova,
fiorita di immagini
assonanti,
come la frasca
di una nuova rima.
Mandami il sole caldo
in una tazza ed il colore
lento delle gore,
ma misurate su una media
stazza.
Il rotolar del fiume sullo stecco,
umiliato dal viscido fluire,
che accorre in un moderno
divenire.
Mandami un fiore rosso sulla
riva, che appare fiore e
fiore se ne va.
Io correrò su questa foglia
verde, che è verde ora
e certo ingrigirà.
giba
27-03-2003 18:11
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IN QUELL' ISTANTE
Mentre se ne va il sogno
sorridiamo, poggiando
i gomiti alla tavola imbandita.
Il sogno se ne va col tuo ricordo,
con le tue mani che assottiglia
il tempo, coi tuoi occhi di lampi
attraversati, fra il giallo che
vivisce la giunchiglia.
Tu sei l'amore, il tempo che rimane,
il ricordo di un braccio abbandonato,
di un nudo seno profumato e schivo,
nascosto sotto un velo traforato.
Io quasi, nel silenzio che mi opprime,
allungherei la mano per scostarlo.
Ma non mi muovo; se ti muovi i sogni,
svaniscono nel mare dei pensieri,
e fanno scomparire i desideri.
Come ti ho amato e come t'amo;
quanto non so, né mai potrò sapere.
Eppur ti vedo e ti vorrei vedere,
eppur ti sento e ti vorrei sentire
e in quell'istante, dio, fammi morire.
giba
03-04-2003 19:14
_______________________________________________
LA STRADA
Ancora, nella nebbia
del risveglio, vedi apparir
la strada del passato.
Come sassi ha rimorsi
improvvisi, spezzati
dai rimpianti.
Ti levi e ti avventuri,
di malanimo e senza
remissioni, su ricordi taglienti,
dolorosi. Una strada
ormai lunga, con cipressi
senz'ombra a far filari,
cui per stanchezza
non ti puoi appoggiare.
Resti a guardare
questa bianca traccia
polverosa e pensi
ai tuoi pensieri.
Nel passato
si son quasi dissolti
e basta il vento
a ripulir la via.
Ma camminiamo ancora
e così sia.
giba
14-05-2003 11:29
_____________________________________________
Dopo
Rincorrerò l'incanto di un mattino,
vissuto appena appena un'ora fa,
un'ora che durò tutta una vita
e mi riempie ancora d'ansietà.
giba
12-06-2003 14:36
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AZZURRA
Azzurra come un cilamino,
appeso come mille ciclamini,
alle altane di una villa antica.
Azzurri come gli occhi di un normanno,
come tessere azzurre di un mosaico
bizantino. Fra l'azzurro c'è l'òro, il giallo,
il bianco, c'è il nero di un dolore
inaspettato, il colore di un mondo
senza cuore, che si abbellisce con
colori rossi, di un rosso cupo come un
sangue oscuro.
Ma poi torna l'azzurro
dei pensieri, ma quelli buoni, bada,
i tuoi pensieri. Torna il sereno
di un nome conosciuto e riposante,
come il rumor della risacca estiva.
Torna l'azzurro del tuo azzurro andare.
Ad Azzurra, giba
LA PIRAMIDE
Prendo un altro
minuto, da avvolgere
in carta argentata
come una caramella
minuscola
e porlo
sulla piramide
della vita.
Nel futuro soltanto,
ne scarterò il ricordo
per dolcissima perla
ritrovare, intensa
come il culmine
di un amplesso sognato.
Poi troverò l'amaro
del dolore improvviso
e l'arancio,
dei momenti di sole.
La tua bocca troverò,
per un minuto,
dal sapore di muschio
e d'amarena.
Troverò l'ansia del
secondo, che quel tempo
mutò
in filamento greve.
Non troverò la morte,
ché la morte
non può esser ricordo,
ma sorpresa,
come un tuffo nel nulla,
all'improvviso,
come senza aspettarlo
il paradiso.
giba
20-06-2003 17:44
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QUI PER SEMPRE
Fa come se il tempo
non dovesse passare,
come se non temessi,
da questa dura sedia,
la chiusura del giorno.
Fammi pensare un attimo
alla vita senz'ansia;
al vivere sul sasso
di certezze infinite.
No alla spada sospesa
sulla testa indifesa.
Nessun microbo, o cellulla
d'improvviso impazzita.
Non aver Dio fra i piedi
a limitare il tempo.
Ma chi vorrebbe attendere
l'eterno nella vita
sapendo che il futuro
sarà noia infinita?
giba
29-06-2003 17:37
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IL CALAMAIO
Intingo l'antico pennino
nel calamaio del silenzio,
per scriver le parole che
non fanno rumore.
Scivolano nell'ovattato tutto
i versi silenziosi, letti
e scritti, al fioco lume
di questa vaga luce.
Eppure, si illumina la mente di figure,
sorgono antichi tratturi,
si concreta quel nulla
che è la vita. Silenzio.
Non infrangete, prego, con
rumori, lo scorrere del tempo.
Vadano le figure, scivolando
nel buio del niente che noi percorriamo.
E' niente anche il rumore, ma
interrompe il flusso dei pensieri
affardellati, serve a sprecare
il sogno dei pensieri, serve a
distrarre il sogno che sogniamo.
giba
09-07-2003 16:59
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Dedicata a Tinal "l'amica ritornata".
POESIA D'AMORE
Se ti piace l'amore delicato,
farò per te un giardino di viole
e metterò dei bulbi di gardenia
che han la forma di un cuore innamorato.
Quando sarà fiorito, in primavera,
disegnerò un arcobaleno di colori
e lo porrò a cavallo di quei fiori.
Potremo passeggiar come su un ponte,
ed affacciarci ad ammirare il vento,
che muoverà quei fiori come onde.
Poi mi darai la mano e piano piano,
saluteremo i fiori da lontano.......
giba
27-07-2003 19:11
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PER UN ATTIMO
Fammi pensare un attimo
alla vita senz'ansia,
al vivere su un sasso
di certezze assolute.
Nessuna spada appesa
sulla testa indifesa,
nessun microbo o cellula
d'improvviso impazzita.
Non aver dio fra i piedi
a limitar la vita
ed affrontar la noia
di un'attesa infinita.
Un futuro di giorni
assurdi e sempre uguali,
la corsa su un sentiero
senza nessun pensiero.
Non un solo pensiero;
neppure un cimitero.
giba
26-08-2003 17:40
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AMMONIMENTO A ME STESSO
Così feroce è il tempo
che ti graffia, di rughe lunghe
come cicatrici e rende assurda
la cacofonia
di chi si crede poeta
e tende ad assordare
i musici in attesa,
con lo stridio del gesso
sulla lavagna antica.
Se non hai letto mai non scrivere,
ti prego, ché rovini la musica
dell'anima, con parole stonate.
Mai Mozart si provò a comporre
un rigo, senza saper di note e
di solfeggio, per non esser soggetto
di dileggio.
giba
26-08-2003 18:14
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Ciao
Ciao piccola ciao,
quella gocciolina di sudore,
sul tuo labbro ha il sapore
di mille anni fa, nella mia vita.
Posso solo pensare ,
oddio, solo pensare,
mio dio solo pensare,
ad avvicinare le labbra
al tuo cedere morbido
che si ferma, Signore,
nella chiostra dei denti.
Qual'ero, qual sono,
qual'eri, qual non
voglio, non voglio
pensare che tu sia. Tu sei l'amore.
Oh sì, ti bacerei con gli occhi chiusi,
ti farei chiudere gli occhi, amore mio,
per non vedere quello che sei stata,
per non veder chi oggi sono io.
Bacerei col sospiro dell'anima,
quel che tu sei nell'anima.
Sarei per te un ricordo del mio io,
un regalo in ritardo del buon Dio.
Giba
19-09-2003 18:19
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ARMONIA
Quando chini la testa,
in gesto lieve
e sollevi la spalla
sogguardando con
malizia innocente i
miei pensieri,
io vedo la tua lunga,
lunga mano,
accennar con un gesto
un vento piano.
Vedo la grazia, il
senso della vita,
vedo la donna,
morbida, creata
per la gioia della vita
e dei pensieri.
Vorrei che mi guardassi,
con negli occhi
la stessa intensità
del mio sentire.
Ti prego, non mi fare
mai soffrire.
Giba
20-09-2003 17:48
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Per una volta l'anima....
Infiniti giardini di tristezza,
ove fra i rami non filtrava il sole,
tant'erano le angosce ad infittire
di scure foglie questo mio sentire.
All'improvviso in una morsa il petto,
in un pensier ristrette mille attese,
il passare di un tempo senza scopo
a piangere i ricordi a poco a poco.
Attesa senza attese e costruzioni
di puro nulla, sotto campanili
che privi di campane attendon l'ore
e squillan d'aria solo se si muore.
Questo mantello d'ansia che mi opprime,
come se il tempo avesse un peso ingrato,
come un povero cane su un sagrato,
che prende calci eppur guaisce a rime.
Questo tremendo andare che mi esprime,
in un significato senza scopo
l'attesa delle nuvole d'autunno,
l'autunno della vita e dei pensieri:
l'autunno del gigante ch'ero ieri.
24-09-2003 18:30
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IL POZZO
Al centro della corte,
ormai sbrecciato
di vecchie pietre,
è il pozzo dei pensieri.
Come attendo la notte,
per poggiarmi
al muschio scivoloso
dei contorni!
Guardo il fondo e la
luce della luna
che si riflette
al battere del secchio
lasciato ricadere
nel rumore e nel rollare
della corda antica
attorno alla carrucola piangente.
Là vedo i miei pensieri farsi
schegge, ed il secchio adagiarsi
e poi svanire,
per ritornare lento a risalire.
Ma che fatica riportare a galla
il fior di quei pensieri arrugginiti
mentre dondola il secchio lentamente
ributtando sul fondo antichi amori
Quando poggio sul bordo il suon del tondo,
al di là della luce della luna,
io vedo l' acqua limpida che scura
si fa nel fondo di metallo antico.
In quello scuro si nasconde il tempo...
12-10-2003
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Il passaggio
Non è azzurro il celeste
ma assomiglia, e due cieli
diversi si accapiglian, ponendo
in mezzo ai due colori il bianco
di una sfangiata nuvola allungata
dallo spinger del vento.
Col blu del mare fanno un terno
antico, che corre dritto dai pensieri
al cuore e passa dal sospiro al lieve
affanno, attraverso un'attesa meditata.
Giba ad Azzurra
16-10-2003 18:14
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NASSIRIYA
Ti ho vista
reclinare il capo
su quella bara,
piano,
come un fiore
appassito.
In quella breve
distanza
c'eran gli anni
vissuti insieme,
le paure,
l'arrendersi alla morte
ed all'amore,
ancora insieme
per un terribile "sempre".
18-11-2003 11:24
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La lunga sera
Non finisce mai questa sera
avvolta nel sospiro di un tramonto
a volte cupo di nuvole pesanti,
a volte rosa come un sol calante.
Dei miei vicini finiscono
i respiri; han condiviso
le luci del mio giorno.
Non resta che un inutile
pensiero a ricordare quei
profili fermi.
Tutto rimane e nulla, ma
quello che rimane è ancora vivo,
per quel poco che resta dei
ricordi che mi canta
la mente: per quel poco.
Labile traccia all'incrociar
del vento di ponente, domattina.
29-11-2003 18:18
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PICCOLI PENSIERI
No non ti cerco,
maledetta poesia
io non ti cerco.
Hai reso la mia anima amara
di angosce sommerse,
hai presentato i conti
di una morte presente,
ogni mattina
della mia vita.
Tu, poesia, ansia
infinita, fai levare
le ginocchia dal letto,
col pensiero
dell'andare degli anni.
Ma mi hai dato il
morbido scorrere
di mormorii di seta,
i baci della notte e
quelli del mattino,
il levare dell'alba e
le speranze, le attese e
le illusioni e l'avventura.
Maledetta poesia sei
benedetta: sei morte
e vita a un tempo,
una mandòla che
suona note oscure e
dolci a un tempo.
Resta, ai confini
del tempo che rimane,
una montagna di sorrisi
dolci conditi dell'amaro che è
passato, sicuri dell'amaro
che verrà.
05-12-2003 16:58
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Notte
C'è un cuscino di tempo
questa sera,
che attende i miei pensieri senza sonno.
Non è veglia d'angoscia la mia veglia,
ma veglia di ricordi in lieta attesa.
Aspettano un pensiero per aprirsi,
come una margherita in primavera.
Le tue labbra ricordo, umide e schiuse,
e i tuoi capelli, e la tua vita stretta
sopra le dolci curve
immaginate.
Sì, stanotte sarai nei miei pensieri,
vivi pensieri senza sonno, viva.
Potrò vederti come allora, bella,
gote arrossate e gonna
stropicciata.
Pensa, nei miei ricordi sei rimasta
ferma ai tuoi diciott'anni, finché dura.
Sono la tua fontana che rinnova,
e tu rinnovi me nella mia notte,
per svanire nell'alba
e i suoi sentieri.
E sono certo che
sia stato ieri.
giba
14-02-2003 12:35
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L'essenziale
Come una linea grigia, o nera
o rosa. Come un punto a segnare
con l'inizio del nulla, di una frase,
una tenera nascita
di uno stigma di pèsca o di un sospiro.
La poesia. Questo il profumo atteso
di parole lontane, di ricordi,
che sfugge alle narici della mente,
come un'idea promessa e abbandonata.
Ti fermi, prego.
Fermati pensiero,
in quel punto, in quel tempo, in quel
sospiro. Fermati nel niente,
perché tu sai che è niente e niente il tutto,
perché nel niente è il niente e c'è la vita.
Un bacio è un bacio e resta
nella mente, come schizzo a sanguigna
di un Leonardo distratto e cancellato,
ma non troppo, sicché ne resti il segno,
come un dolce sberleffo di matita.
Perché nel niente c'è tutta una vita.
giba
14-02-2003 17:39
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Il poeta
Per il poeta la parola
è grano.
Col gesto largo del seminatore
la libera nel vento
dei pensieri.
Per il poeta le sillabe
son note
da sistemare sopra
il pentagramma
e far sorgere musica
dai sogni.
Lui trova la poesia
fra i tuoi capelli,
ti sfiora con le labbra,
piano piano,
stringendoti la mano
con le mani.
Il poeta è lo scorrere
del tempo,
è la misura
dell'eterno inganno,
è la speranza
nell'eternità.
giba
14-02-2003 17:41
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Mani
Le tue mani,
capriccio della sorte
che mi è stata amica
una volta,
sono un magico merletto
d'aria e di segni.
Tessono la felicità
del mio tempo
che ritrovo,
nella loro conca,
col magico sapore
di cose rinnovate.
giba
17-02-2003 15:31
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Giorni
Ho perso i giorni, le ore ed i minuti.
Ho perso ogni secondo del futuro.
Ho perso il senso dell'eternità.
Non sono che un gomitolo di tempo
indefinito e incerto, senza attese.
Siedo pensando al tempo che è venuto,
senza aver mire a quello che verrà.
Manca l'attesa, mancano gli sguardi,
di promesse sottili e di speranze, di
coraggiose fantasie future e di fatui
programmi in divenire, in quel certo
domani che sarà.
Sono seduto, fermo, ad aspettare
se c'è sorpresa in quello che accadrà.
giba
17-02-2003 15:55
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Ecco
Viene la sera piano.
Come un velo impalpabile di tempo,
scende sulla mia vita
a poco a poco.
Ecco la sera, guarda
con negli occhi dell'anima
il suo canto
che ti riempie di silenzio
il cuore.
Ma piano, piano, piano, piano, piano
scende la sera come un niente
lento, che accosta il ribollire
dei ricordi.
Sarà dolce la notte
e il suo vegliare,
sulle tue labbra amore
mio lontano
nel tempo e nello spazio,
cara, o cara,
che hai riempito di seni le mie mani,
ed il mio cuore di tremendo
inganno.
Non vederti invecchiare
è il mio malanno.
giba
18-02-2003 11:47
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Nord
Non ho più i campi sai,
né la leggera bruma,
né il freddo dei mattini
novembrini, quando si respira
col naso
ed il silenzio, capitato per caso,
fa di un universo una stanza.
Non ho più i filari
di alberi bruschi,
né trincee di fossi,
né geometrie verdi
di prati.
Come le cime autunnali
degli alberi
anch'io, dentro,
ho sapore di ruggine
e colore di pianto.
giba
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